Voglio prima di tutto ringraziare Games Omnivorous per averci mandato una copia fisica di Eat the Rich, una macabra avventura fantascientifica dell’orrore a cuiè dedicata questa recensione. L’autrice è Ambika Kirkland, un’illustratrice che ha dato la sua personale e ispirata interpretazione del Manifestus Omnivorous, una collana di avventure senza un sistema di gioco di riferimento e con delle regole comuni leggibili sul retro di ognu manuale; altri esempi di cui abbiamo parlato in passato sono The Feast on Titanhead, Bring Me Her Bones e Mouth Brood.
Nel caso siate interessati, questo manuale èdisponibile per l’acquistato in copia fisica sullo store ufficiale al prezzo di 15 euro; la versione digitale è inclusa nell’acquisto, ma non ottenibile separatamente.
Ma ora iniziamo la scalata verso il covo degli “dei”!
La Fame, gli Dei e il Pinnacolo degli Dei
Bisogna innanzitutto comprendere il contesto in cui si svolge quest’avventura. Questo sinceramente è l’aspetto che ho apprezzato maggiormente, sia per la qualità delle idee che per la loro capacità di far riflettere; di questo aspetto di Eat the Rich, però, parleremo in seguito.
Ci troviamo sulla Terra, in un futuro non troppo distante, precisamente nel 2177.
Un morbo, conosciuto come la Fame, si è diffuso e ha devastato la società, facendola implodere. La gente ha iniziato a divorarsi a vicenda e chi non ne è rimasto vittima ha iniziato a cercare la salvezza in piccole comunità. In un panorama simile a quello di un’apocalisse zombie (ma senza non-morte), l’umanità sembra non avere più alcuna possibilità di salvezza.
I ricchi intanto, conosciuti anche come “gli Dei”, si sono rifugiati e isolati su una roccia levitante conosciuta come Pinnacolo degli Dei, in cui si godono i piaceri della vita senza curarsi della situazione. Tecnologicamente molto avanzati, molti di loro presentano anche innesti o migliorie cibernetiche.
Come Gestire i Protagonisti dell’Avventura
I giocatori interpreteranno delle persone che hanno resistito alla Fame. Un Culto ha rivelato loro che sono come degli “eletti”; se dovessero riuscire a scalare il Pinnacolo degli Dei e portare indietro un suo opulento abitante, allora potrebbero dare una speranza ai loro cari affetti dal morbo. Questo misterioso gruppo di persone può anche condurre i protagonisti alla base della roccia levitante.
Attraverso delle tabelle casuali, il manuale permette di dare dei tratti principali ai personaggi da creare. Non è nulla di troppo specifico: background, motivazioni ed equipaggiamento iniziale donato dal Culto; se si ha poco tempo o si è senza idee, sono anche presenti quattro personaggi pregenerati. La creazione approfondita delle caratteristiche dipende però, ovviamente, dal sistema di gioco scelto. Io personalmente mi sento di consigliare un OSR dai toni macabri, come Mörk Borg o CY_BORG.
Il manuale approfondisce poi tre aspetti cruciali per una comoda gestione degli eventi:
La Fame: sono presenti tutti gli stadi del morbo e linee guida su come gestirli, con annesse conseguenze.
Il Pinnacolo degli Dei: in questa sezione sono presenti informazioni generali sul luogo in cui si svolgerà l’avventura, come la ragione per cui levita.
Le Illusioni: molti elementi nel Pinnacolo degli Dei possono non essere come appaiono; il manuale ci spiega cosa origina queste illusioni e come smascherarle.
All’Interno del Pinnacolo degli Dei
Eat the Rich presenta poi l’interno del Pinnacolo degli Dei e in questa recensione cercherò di farvi capire al meglio che aria si respira in questa macabra ambientazione. Prima di tutto sono presenti due tabelle utili per inserire contenuti curiosi e a tema; sia gli incontri casuali che gli artefatti (con i loro malfunzionamenti) possono dare interessanti spunti narrativi e creare sottotrame; dopotutto chi non vorrebbe impiantarsi delle sfere di scuro vetro al posto degli occhi? E’ poi presente una sezione che spiega in che modo si sono evoluti gli Dei nella loro reclusione ma, per evitare spoiler, non aggiungerò altri dettagli a riguardo; vi basti sapere che questo svolta completamente l’esplorazione del luogo. Tutti questi elementi coinvolgono anche i Sacerdoti della Tecnologia, ovvero gli adoratori degli Dei, con le loro Armi ad Energia.
Il manuale passa poi alla descrizione dell’entrata e degli otto livelli che compongono questa struttura verticale, compresi i collegamenti tra essi. Ho adorato come l’autrice si è sbizzarrita a caratterizzare le locazioni con poche e sapienti pennellate, lasciando grande libertà al narratore che andrà a dare loro vita. Non aspettatevi descrizioni troppo prolisse o situazioni dettagliate; ognuna delle nove zone esplorabili è caratterizzata da dettagli sulle Illusioni e sui Sacerdoti della Tecnologia presenti, oltre ovviamente alle stanze e alla strumentazione di maggiore interesse. Il complesso ha elementi iconici dell’immaginario futuristico, come stanze con motori e macchinari, hangar, scale e ascensori. Mettendo insieme quello che si trova in esse, i personaggi possono capire quali possibilità offre; potranno quindi provare a raggiungere quello che stanno cercando e, se sono fortunati, uscire per poterlo raccontare.
Recensione dell’Estetica di Eat the Rich
Come negli altri prodotti della serie Manifestus Omnivorous, anche questo manuale propone la mappa dei luoghi visitabili sull’interno della copertina. Quest’ultima può facilmente essere sfilata dall’elastico e separata dal resto del manuale, ma risulta meno utile rispetto ad altri casi. Infatti non vengono rappresentate nel dettaglio le varie aree, ma è solamente presente uno schema generale.
In ogni caso i materiali e il design sono curati nei minimi dettagli, offrendo un prodotto pratico e resistente. Si presenta in un formato leggermente più grande di un A5 e contiene 24 pagine. L’impaginazione è ordinata e su singola colonna, il font semplice e ben leggibile, così da rendere ancora più fruibile il manuale.
Come potete notare dalle immagini presenti in questa recensione, Eat the Rich nasce dall’accostamento di due soli colori: borgogna (simile al bordeaux) e grigio argentato. Questa accoppiata è gradevole, ma probabilmente meno d’impatto rispetto ad altre del Manifestus Omnivorous. Le illustrazioni sono minimali, ma sicuramente molto evocative e adatte a questo genere di opera.
Conclusioni della Recensione di Eat the Rich
Quest’avventura ha sicuramente stile e carattere, oltre a tematiche forti e almeno un colpo di scena interessante. Un aspetto che voglio sottolineare è però il fatto che sia una rappresentazione distopica (ma nemmeno troppo) della civiltà in cui viviamo. Il conflitto tra ricchi e poveri e il supporto della tecnologia sono temi centrali che possono anche dare il via a riflessioni interessanti.
Per concludere questa recensione, viste tutte le ragioni elencate precedentemente, non posso far altro che consigliarvi Eat the Rich. Prendete il vostro sistema di gioco preferito e passate una o due serate a dar la caccia agli Dei!
Se questa recensione di Eat the Rich vi è piaciuta, continuate a seguirci per scoprire nuove avventure!
Ringraziamo Games Omnivorous per averci mandato una copia di Mouth Brood, avventura fantascientifica e investigativa dell’orrore che sarà protagonista di questa recensione. L’autrice Amanda Lee Franck ha seguito perfettamente le linee guida di questa serie di manualetti denominata Manifestus Omnivorous (di cui abbiamo già trattato altri prodotti come The Feast on Titanhead e Bring Me Her Bones); avventure senza un sistema di gioco di riferimento, minimali, contorte, spietate e ricche di stile.
Questo manuale in particolare può essere acquistato in copia fisica sullo store ufficiale al prezzo di 15 euro; la versione digitale è inclusa nell’acquisto, ma non selezionabile separatamente.
Non indugiamo oltre, prendiamo il nostro zaino e prepariamoci ad esplorare un bizzarro luogo tra i ghiacci!
Il Contesto della Narrazione
Siamo sulla Terra. Un’enorme Biosfera, una bizzarra struttura in un materiale simile al vetro, è stata ritrovata tra i monti canadesi, nello specifico presso il ghiacciaio Kaskawulsh. Attraverso la sua superficie a esagoni si intravedono solamente alghe, condensa e, di notte, piccoli bagliori.
I personaggi sono esploratori, giunti in questo luogo per, appunto, esplorarlo. Hanno un contratto e, per portarlo a termine, devono studiare la flora e la fauna contenute in questa struttura. Le loro ricerche hanno dei risultati minimi richiesti, ma ogni specie bonus porterà loro un guadagno extra. Sempre che riescano a tornare a casa.
Sebbene non abbia intenzione di fare spoiler all’interno di questa recensione, vi posso dire che nella Biosfera “protagonista” di Mouth Brood le sorprese non mancheranno. Questo gigantesco terrario contiene tantissime forme di vita, anche risalenti all’era Paleozoica. E in tutti questi millenni in qualche modo hanno dovuto imparare a sopravvivere…
Recensione delle Meccaniche di Gioco di Mouth Brood
Come anticipato all’inizio di questa recensione, Mouth Broodnon si basa su nessun sistema di gioco. Presenta invece delle regole generiche per l’esplorazione, che puntano a esaltare al massimo il senso di tensione e di scoperta dell’ignoto.
In primis, gli esploratori appartengono a uno dei quattro archetipi presentati e questo garantisce loro vantaggi esplorativi specifici. Un modo semplice ed efficace per garantire una caratterizzazione contestualizzata.
I personaggi entrano nella Biosfera e inizia l’avventura. L’interno è una giungla di vegetazione contorta che rende quasi impossibile camminare e vedere normalmente; l’atmosfera è umida e molto più calda dell’esterno. La struttura è impostata su tre piani, alti ognuno 9 metri: Undergrowth (traducibile con “sottobosco”), Canopy (la “calotta”) ed Emergent (ovvero la parte emersa). Ognuno di questi strati è suddiviso in sette aree esagonali, ognuna delle quali presenta una propria descrizione evocativa. Ho apprezzato molto lo stile e l’originalità di queste aree; certo, viene lasciata molta libertà descrittiva al narratore, ma la base narrativa è solidissima. L’unico lato negativo è che queste aree non siano generate casualmente; questo le rende certamente più specifiche, ma al contempo diminuisce la rigiocabilità del prodotto.
Ogni area presenta poi i possibili incontri, accessibili in base al suo contenuto o al metodo di esplorazione adottato dai personaggi. Le creature sono davvero stupendee incarnano perfettamente il genere fantascientifico dell’opera. Sono riassunte in una scheda con le principali caratteristiche: aspetto, comportamento, reazioni nel caso venga disturbata e altri dettagli. Ho amato la loro natura aliena, mostruosa e fuori di testa. Ho apprezzato meno invece le statistiche abbozzate; comprendo l’intento di dare spunti al narratore, ma a mio avviso risultano incomprensibili per un novizio e inutili per chi ha già scelto un sistema di gioco da utilizzare.
La Glaciale Estetica del Manuale
La maggior parte delle 35 pagine di questo manuale è proprio dedicata al Bestiario. Le restanti 10 contengono la presentazione dell’ambiente di gioco, le meccaniche, le schede per registrare e classificare le specie incontrate e consigli su come gestire il manuale al tavolo. Esso infatti può essere separato in due parti, con la copertina che diventa la mappa di gioco. Questa idea, ereditata da altri prodotti del Manifestus Omnivorous, si conferma elegante e funzionale.
Per il resto è un manuale dall’impaginazione molto classica, su singola colonna, e utilizza un font altrettanto classico e ben leggibile.
Le illustrazioni, come potete constatare dalle immagini incluse in questa recensione, sono un valore aggiunto di Mouth Brood. La stessa autrice se n’è occupata, dando forma agli orrori descritti nel testo. I soggetti principali sono le bizzarre creature, ma sono anche presenti gli angoscianti luoghi dove l’avventura ha luogo. Lo stile è semplice ma estremamente efficace; ho apprezzato tantissimo la coerenza e lo stile, che rendono il manuale ancora più accattivante. I colori principali sono il bianco e il verde acqua, con l’aggiunta del nero per i dettagli e i contorni; un’altra scelta molto azzeccata e adatta per ricreare atmosfere fantascientifiche.
Conclusioni della Recensione di Mouth Brood
Un’idea intrigante, una realizzazione semplice e chiara, un’estetica d’impatto. Mouth Brood fa le cose semplici, ma le fa molto bene!
Trovo che l’avventura sia facilmente adattabile a qualsiasi sistema di gioco e, nel caso si preferisca, anche ad altre ambientazioni. Ci vuole davvero poco per passare dall’epoca moderna a qualcosa di più futuristico o addirittura tendente al medioevale. Anche per questa ragione, se le tematiche proposte hanno attirato la vostra attenzione, non posso far altro che consigliarvi questo manuale!
Se avete apprezzato questa recensione di Mouth Brood, continuate a seguirci per scoprire altre bizzarre avventure di Games Omnivorous!
Voglio ringraziare Game Omnivorous per averci inviato una copia di Putrescence Regnant al fine di poter scrivere questa recensione. Questo prodotto è nato dalla collaborazione con Exalted Funeral, Stockholm Kartell, Ockult Örtmästare Games e altri creativi; si tratta di un vinile con annesso tutto il necessario per intavolare un’avventura compatibile con Mörk Borg.
Quello che troverete, in breve, è un vinile, uno schermo del master, una mappa, tabelle casuali e meccaniche specifiche per questa ambientazione paludosa, venti locazioni minori e tre fazioni in conflitto. Nei prossimi paragrafi di questa recensione analizzeremo tutte queste parti di Putrescence Regnant!
La Copertina di Putrescence Regnant: Lo Schermo del Master
Il primo elemento che possiamo apprezzare è la copertina, magnificamente illustrata e intelligentemente sfruttabile come schermo del master. Il colore giallo acceso e lo stile estetico sono un primo segnale del fatto che l’opera incarna a pieno lo spirito di Mörk Borg.
Il lato esterno, quello visto dai giocatori presenta due illustrazioni, i loghi degli autori, le tracce presenti sul vinile e gli artisti che ci hanno lavorato. Semplice e pregevole, vista la sua duplice funzione.
La parte interna contiene invece elementi utili al narratore. Troviamo la mappa della palude di Targ-Dungel, le statistiche di una creatura molto diffusa e tabelle casuali di vario tipo; una per gli incontri di ogni regione della palude (The Royal Swamps, Killer’s Moor e The Rotlands), una per l’affogamento e una per il ribaltamento della zattera utilizzabile per attraversare l’area. Tutto ciò risulta completo e comodo da consultare, velocizzando notevolmente la gestione della sessione.
Un Inserto Interessante
Inserito in una delle due metà della copertina, troviamo un libricino di 8 pagine piene di informazioni interessanti sulle paludi. Non costituiscono solamente un’avventura in senso classico, quanto piuttosto un dettagliato insieme di spunti che può costituire una mini-ambientazione completa; nel dettaglio avremo:
La lore dell’area, con gli ultimi avvenimenti rilevanti e alcune spiegazioni su come l’area sia diventata così corrotta. Un re scomparso sembra che sia disperso in questa desolazione.
Tre fazioni presenti nelle paludi e in conflitto: crudeli nobili, fanatici in putrefazione e non-morti dalla testa di alligatore. Ognuna di esse è legata ad un luogo che nessuna persona sana di mente vorrebbe mai visitare.
Un’altra ventina di locazioni minori, sparse nelle tre sezioni della palude. Le spiegazioni sono essenziali, ma più che sufficienti per creare ambienti suggestivi e inquietanti.
Lo stile grafico di questo inserto (e di tutto Putrescence Regnant) rispecchia in pieno quello di Mörk Borg. Colori cupi si alternano con un giallo accesissimo, dando vita a illustrazioni estreme e affascinanti. Anche il font e l’impaginazione variano, rientrando nella libera espressione dell’arte di questo prodotto.
La Custodia del Vinile di Putrescence Regnant
Nell’altra metà della copertina è riposto la custodia del vinile, che costituisce il materiale da fornire ai giocatori per introdurli all’avventura. Ho trovato questa idea molto intelligente, poichè risulta una soluzione molto compatta per inserire tutto il necessario.
Su un lato possiamo trovare una nuova classe, il Gilded Wolf, con tutte le statistiche e le tabelle per definire le sue capacità. Si tratta a tutti gli effetti di un assasino senza scrupoli di nobili, un predatore sempre a caccia di nuove prede.
L’altro lato contiene una copia criptica della mappa, con appunti incerti e stile grafico volutamente approssimativo (ma sempre di alta qualità). Può essere un ottimo elemento da dare ai giocatori affinchè non si sentano persi e possano costruire un proprio piano d’azione.
Recensione del Vinile e dei Brani
Giallo, trasparente, “sporcato” di nero e decisamente eccentrico. Ecco come si presenta il vinile di Putrescence Regnant che vi mostreremo ora in questa recensione. Già una prima occhiata mostra la ricerca dell’originalità.
Le tracce contenute sono state pensate per accompagnare le sessioni create con il materiale che abbiamo visto in precedenza. Il genere è riconducibile al metal, ma ha molti elementi sperimentali. I brani sono stati appositamente studiati per non risultare intrusivi, dando però vita ad un’atmosfera cupa ed evocativa. Ogni nota sarà un passo verso i letali segreti della palude di Targ-Dungel.
Eccovene alcuni esempi:
Conclusioni della Recensione di Putrescence Regnant
Ho apprezzato molto anche il fatto che, acquistando il prodotto, si ha automaticamente alla versione digitale di tutti i contenuti, compresa una versione MP3 dei brani. Non è un dettaglio da poco, visto che offre modi completamente nuovi per vivere questa esperienza di gioco di ruolo. Con il materiale fisico, un giradischi, qualche candela e dei dadi si può dar vita ad una serata indimenticabile; se invece non disponiamo di un dispositivo per leggere i vinili o se vogliamo giocare online, allora i contenuti digitali saranno la nostra salvezza.
L’ambientazione proposta risulta abbastanza ampia anche per essere aggiunta ad altre campagne o esplorata in circostanze differenti; questo incrementa la rigiocabilità dell’opera.
Per concludere questa recensione, mi sento dunque di consigliare Putrescence Regnant a tutti gli amanti di Mörk Borg, del metal e delle esperienze originali.
Se vi è piaciuta questa recensione di Putrescence Regnant, continuate a seguirci per scoprire nuovi contenuti compatibili con Mörk Borg!
Prima di tutto ci tengo a ringraziare Games Omnivorous per averci inviato una copia di Death Robot Jungle al fine di poter scrivere questa recensione. Solitamente trattiamo manuali e accessori standard per giochi di ruolo, ma questa volta l’oggetto in questione è un po’ diverso. Di seguito vi presenterò infatti un vinile, ma l’esperienza proposta non sarà solamente sonora.
Questo prodotto può tranquillamente essere considerato un accessorio da GdR poichè, nella sua semplictà offre un’esperienza completa. La confezione del vinile diventa uno schermo del master; sul retro sono presenti una mappa e delle indicazioni per leggerla. Il vinile invece costituisce, ovviamente, la colonna sonora.
Nel caso siate interessati all’acquisto del prodotto presentato in questa recensione, vi segnalo che potete trovare Death Robot Junglesullo store ufficiale di Games Omnivorous al prezzo di 30 €.
L’Ambientazione Inclusa in Death Robot Jungle
Cerchiamo di capire quale esperienza propone Death Robot Jungle.
L’interno della copertina del vinile, come anticipato, può essere aperto e diventare uno schermo del master (grazie anche alla qualità dei materiali). Su una facciata è presente la stupenda mappa di un’isola, disegnata in maniera schematica e dettagliata. Mi ha ricordato una mappa di un vecchio videogioco JRPG o di un capitolo della saga di The Legend of Zelda, ma rimodernata e resa tanto originale quanto attinente all’opera. Sull’altra facciata si trovano alcune linee guida che caratterizzano l’ambientazione. La mappa (in versione stilizzata) è divisa in macro-aree e ognuna di esse viene descritta con poche ma efficacissime pennellate. Inoltre sono anche presenti degli elenchi dedicati alla flora, alla fauna e a degli eventi speciali che caratterizzano l’ambientazione.
I colori dominanti sono il verde e il rosso, con dettagli bianco/grigi; l’unico altro colore che ha un certo peso è il blu del mare che circonda l’isola sulla mappa. Questi colori vengono ripresi nelle varie parti del prodotto. Lo stile adottato è davvero particolare e, nella sua eccentricità, sa stupire e catturare subito l’occhio.
I Brani Presenti sul Vinile
Molto particolare è anche il genere musicale dei brani contenuti nel vinile. Farei fatica a dare un’altra definizione, quindi mi affido a quanto affermato dagli autori: fantascientifico-tropicale. In alcuni tratti è accostabile all’elettronica, in altri al jazz e in altri ancora non è accostabile a nulla. In ogni caso riesce a essere perfettamente in sintonia con l’ambientazione proposta, arricchendola profondamente. Gli autori stessi, infatti, consigliano di utilizzare questa colonna sonora come elemento portante della narrazione; ogni traccia porta con se emozioni e sensazioni uniche, molto significative per chi vuole vivere un’esperienza da gioco di ruolo diversa dal solito.
Dal punto di vista estetico, il vinile di Death Robot Jungle presentato in questa recensione è un classico 33 giri provvisto di Lato A e Lato B. Le tracce contenute sono in totale 10, con l’aggiunta di 4 intermezzi. La durata totale non è quindi esageratamente estesa ma, essendo pezzi strumentali e alternativi, l’ascolto ripetuto non mi ha causato nè noia nè fastidio.
Essendo davvero difficile esprimere a parole le sensazioni trasmesse da questi brani, preferisco lasciarvene un paio di esempi:
Conclusioni della Recensione di Death Robot Jungle
Questo prodotto appartiene alla categoria “Random Psych Weirdness” (“Stranezze Psichiche Casuali”) del sito di Games Omnivorous e un motivo ci sarà.
Non è un’esperienza convenzionale, ma a volte è positivo provare qualcosa di nuovo. In questo caso abbiamo un’ambientazione e la relativa colonna sonora dalla forte caratterizzazione. I due elementi sono stati creati l’uno in funzione dell’altro e per questo motivo costituiscono un connubio perfetto. Scorrendo tra i titoli delle canzoni e la presentazione minimalista dell’isola, ci troviamo di fronte ad un’isola tropicale con paludi, insetti giganti e un vulcano, la quale viene invasa da strani robot. Davvero complimenti alle brillanti menti di Andre Novoa e Manuel Pinheiro!
Bisogna tenere a mente che non è compresa alcun tipo di trama; il mondo è quello, ma saranno il narratore e i giocatori a doverci creare una storia attorno. Ovviamente dopo aver scelto un sistema di gioco adeguato, visto che di base non ve ne sono di consigliati. Personalmente io suggerirei qualcosa di minimale come Mörk Borg, in modo da non saturare l’immediatezza delle sensazioni proposte con un regolamento troppo dettagliato.
Il prodotto è molto stravagante, ma non si dimentica della praticità; sono infatti inclusi una versione stampabile della mappa e la colonna sonora in formato MP3.
Per concludere questa recensione, vi posso dire che a mio avviso Death Robot Junglenon è un prodotto per tutti, ma a tutti può regalare qualcosa di speciale e alternativo. Consigliato soprattutto per gli amanti delle stranezze. E dei robot psichedelici.
Se avete apprezzato questa recensione di Death Robot Jungle, continuate a scoprirci per scoprire altri originali prodotti di Games Omnivorous!
Ringrazio Games Omnivorous per averci mandato una copia di Bring Me Her Bones al fine di poter scrivere questa recensione. Nel caso siate interessati ad acquistarne una copia, vi segnalo che la potete trovare in copia fisica sul loro store ufficiale al prezzo di € 25 e in formato digitale su DriveThruRPG al prezzo di circa € 8, sempre in lingua inglese.
Avendo già trattato altri prodotti di questi autori (come ad esempio The Feast on Titanhead), avevo grandi aspettative anche per questa particolare avventura utilizzabile qualsiasi gioco di ruolo. Il tono principale è quello fantasy, ma si può facilmente adattare ad altre ambientazioni. Non mi aspettavo nulla di troppo lungo o intricato a livello di trama, ma qualcosa di particolare in grado di stupirmi e catturare al volo la mia attenzione. Facendo parte della collana di avventure Manifestus Omnivorous, rispetta le sue linee guida. Alcune di esse sono contenutistiche, altre estetiche; in ogni caso sono elencate tutte sul retro della copertina.
Le premesse sono molto semplici, ma intriganti. Re Agenor ha venduto la propria anima al Sole Verde per un periodo di pace e prosperità. Questo lasso di tempo è giunto a termine e, per estendere la sua vita, il sovrano ha rivolto la sua devozione alla Bestia, in cambio di crudeli sacrifici. Questa entità si è però invaghita della figlia del re e ha chiesto a quest’ultimo qualcosa di molto prezioso: la vita della principessa in cambio della vita eterna. O meglio, le sue ossa affinchè possa divorarle e farne così la sua sposa. La figlia Europa però non si trova.
Una Città in cui non Vorreste Mai Vivere
La particolarissima città in cui si svolge tutta l’avventura analizzata in questa recensione può essere inserita in una qualsiasi monarchia e questo rende Bring Me Her Bones un’ottima avventura da inserire in qualsiasi campagna (a meno che non si decida di giocarla come avventura breve). I personaggi si inseriscono facilmente in questo contesto e i pretesti possono essere svariati; ritrovare la principessa, cacciare tesori, essere attratti da misteri astrologici o altro ancora. Quando arrivano trovano un posto in cui stare e subito vengono immersi nell’atmosfera locale; varie voci serpeggiano tra la popolazione: avvistamenti della principessa, strani omicidi, inquietanti presagi dal cielo… Tutto ciò facilita molto il lavoro introduttivo del narratore.
Da qui inizia l’avventura vera e propria, che palesa un forte carattere investigativo. Ogni giorno è diviso in turni (mattino, pomeriggio,…) e i protagonisti dovranno muoversi seguendo i propri obbiettivi e cercando di non perdere le piste corrette. Non mancheranno però gli ostacoli e i pericoli.
Il cuore del manuale è composto dall’elenco dei luoghi (nelle pagine a sfondo viola) e delle personalità di rilievo (nelle pagine a sfondo verde), tutti descritti in maniera volutamente abbozzata per dare una forte caratterizzazione senza però infliggere troppi vincoli alla libertà narrativa del master. Ogni personaggio ha vari dettagli, che spaziano dal suo aspetto, alle sue abitudini, alle sue attività all’interno della città. I luoghi sono altrettanto abbozzati, presentando un’evocativa descrizione e cosa è possibile trovare al loro interno.
Oscuri Presagi Incombono dal Cielo
Lo scorrere del tempo ha una forte influenza sulle vicende. Non solo per il susseguirsi degli eventi, ma anche per il mutare del cielo e degli elementi che lo compongono. Nuove costellazioni illuminano la volta celeste durante la notte, influenzando gli eventi. I punti cardinali sono caratterizzati da grandi poteri arcani. Le fasi della luna incidono a loro modo su questo luogo profondamente mistico. Le congiunzioni astrali generano presagi in grado di far tremare le flebili menti di coloro che camminano per questa città.
Il manuale contiene la mappa del percorso lunare: lanciando dadi su di essa, si determinano i pericolosi moti astrali. Presagi, astri, stagioni, entità misteriose ed eventi inspiegabili e nefasti; questa meccanica ha un ruolo molto importante all’interno della narrazione e, per la pregevole maniera in cui è presentata, può essere decisamente molto evocativa e varia.
E il lato puramente meccanico si conclude qua: i personaggi vagheranno tra gli edifici della città, decidendo cosa esplorare e facendo incontri che difficilmente verranno dimenticati; in tutto ciò il cielo non sarà solo uno sfondo, ma un elemento portante dell’esperienza di gioco. Lo stile risulta quindi molto orientato verso il sandbox e permettendo di adattarsi pesantemente alle scelte dei giocatori.
Recensione dell’Estetica di Bring Me Her Bones
Il manuale conta circa 50 pagine, tutte (copertina compresa) colorate solo di viola intenso e verde chiaro; l’unico altro colore è il bianco, utilizzato per staccare e rendere la fruizione più accessibile. Tutte le pagine presentano un’impaginazione a singola colonna e un font classico, così da poter avere una comoda e piacevole lettura.
Un elastico giallo funge da segnalibro e, allo stesso tempo, tiene unita al resto la copertina. Essa infatti non e’ pinzata come tutte le altre pagine, poichè va separata ed utilizzata come mappa del cielo e delle fasi lunari.
Le immagini contenute in Bring Me Her Bones sono (come si evince da quelle incluse in questa recensione) composte da poche linee, ma di grande impatto. Lo stile è quasi surrealista; presentano forme geometriche che si uniscono a personaggi quasi grotteschi. Anche qua la palette cromatica segue quella di tutto il resto del manuale. Tolte da questo contesto probabilmente comunicherebbero poco, ma qua risultano perfttamente integrate con gli altri contenuti e ne esaltano le sensazioni trasmesse.
Considerazioni Finali della Recensione di Bring Me Her Bones
Riflettendo su quanto ho riportato in questa recensione, posso tranquillamente affermare che Bring Me Her Bones sia un validissimo prodotto. Non è un’avventura classica e, per apprezzarla a pieno, conviene non disprezzare opere strane ed evocative. La narrazione non è riportata passo a passo, ma si crea insieme ai giocatori; così nasce la bellissima sensazione di poter esplorare liberamente una città deliziosamente inquietante.
Va tenuto a mente che il prezzo include anche il fatto che alle spalle del manuale ci sia uno studio artistico molto peculiare ed apprezzabile.
Non è una campagna lunga, ma tutto quello che propone difficilmente verrà dimenticato; già solo per questo, per me merita di essere giocata!
Se vi è piaciuta questa recensione, continuate a seguirci per scoprire altre avventure particolari come Bring Me Her Bones!
Abbiamo avuto il piacere di fare un’intervista agli autori del fantastico gioco di ruolo Mörk Borg: Pelle Nilsson e Joahn Nohr. Nelle scorse settimane abbiamo apprezzato il manuale base e il supplemento Feretorye ci sono piaciuti così tanto che abbiamo deciso di approfondire la nostra conoscenza a riguardo.
Pelle si è occpato principalmente della scrittura e del lato regolistico, mentre Johan ha sfruttato il suo talento per creare il lato artistico di questo lavoro. Abbiamo quindi deciso di approfondire la loro ispirazione, i loro lavori passati e i loro programmi per il futuro. Scopriamo cosa ci hanno detto!
Prima di tutto, congratulazioni per il tuo successo. La vostra oscura creazione sta (meritatamente) vincendo più premi di quanti dannati ci siano all’inferno. La nostra prima domanda per questa intervista è: come è nato il progetto Mörk Borg? Cosa vi ha ispirati e su quali basi avete deciso di utilizzare il sistema di gioco presente nel manuale?
Pelle: Grazie! Ero a una convention nella parte settentrionale della Svezia e alcuni di noi volevano giocare a qualcosa con un sistema di regole leggero quando l’ora era ormai tarda. Ho iniziato a lavorarci sopra e prima ho scritto un foglio con le regole e alcuni mostri. Poi ho aggiunto le classi e i presagi su un altro foglio. Ho presentato l’idea a Johan e abbiamo deciso che sarebbe stato bello realizzarli come un libricino che ricordasse le vecchie opere degli anni ’70 e ’80. Un gioco / libro leggero che puoi mettere nella borsa e iniziare a giocare in 15 minuti. Dal punto di vista del sistema, volevo fare qualcosa che fosse facile da convertire dal primo gioco realizzato nel 1974.
Johan: Io e Pelle abbiamo lavorato insieme a un gioco horror svedese chiamato Barkhäxan e abbiamo capito che siamo una bella squadra. Quindi non ho esitato un secondo quando è arrivata l’opportunità di collaborare di nuovo per questo progetto.
L’atmosfera doom metal è molto evidente in tutto il manuale. Questa caratteristica riflette solo una vostra passione generale o qualche canzone in particolare è “presente” in Mörk Borg? E quali sono le tue band metal preferite?
Pelle: È principalmente una passione generale. Sono stato molto ispirato dalla musica durante la scrittura del gioco (tranne che per le regole). La mia musica preferita è il primo doom metal, come i primi cinque album dei Black Sabbath, e poi le band della “seconda ondata” come i Cathedral (UK). Mi piacciono molto un paio di band dei primi anni dell’era black metal norvegese: Darkthrone (“Mörk tron” in svedese, tra l’altro) e Mayhem. Anche la musica non metal è in alto in questa classifica, per lo più dark ambient (come Desiderii Marginis) e musica classica.
Johan: La musica è una fonte di ispirazione molto forte per entrambi e MÖRK BORG è una specie di progetto musicale oltre che un gioco. Finora abbiamo pubblicato un album insieme a Gnoll e Heimat Der Katastrophe, e c’è anche un altro album in arrivo sotto forma di Putrescence Regnant che facciamo con Games Onnivorous ed Exalted Funeral (così come Mange Maria e Greg Anderson di Sunn O ))) ). Quando abbiamo realizzato il manuale base ho ascoltato un sacco di doom e black metal e ho cercato di rendere la presentazione visiva e il design in linea con quei suoni. Penso che quello che ho ascoltato di più durante la realizzazione del libro siano stati Bongripper, Conan, Murg e This Gift is a Curse. E a seconda della musica che ascoltavo, il design e l’arte sono cambiati in quell’atmosfera.
La sensazione che abbiamo avuto nei mesi successivi all’uscita del gioco è stata quella di un prodotto che non vuole essere elitario, ma offre a tutti i suoi giocatori la possibilità di integrarlo con nuovi contenuti (anche pubblicabili). È così? Questa scelta si sta rivelando vincente nella creazione di una comunità attiva?
Johan/Pelle: La totale mentalità fai-da-te inclusiva e creativa è molto importante per noi e vogliamo continuare a incoraggiare le persone a partecipare e ad aggiungere o modificare il gioco per adattarlo al loro stile.
Parliamo di Feretory. Questo prodotto raccoglie molti contenuti extra per espandere il gioco base. Quali sono le novità che ritenete più interessanti (e forse vi sarebbe piaciuto inserire già nel manuale base)?
Johan: La prima aggiunta di Cult (e la cosa che ci ha dato l’idea per iniziare questo progetto) sono state le regole di viaggio via terra di Svante Landgraf che abbiamo chiamato Roads to Damnation in Feretory. È davvero un modulo così semplice, ma senza il quale non riuscirei piùa giocare. È anche super facile aggiungere altri eventi e incontri lungo la strada a seconda di dove ti trovi nel mondo o di quali sventure si sono verificate. Sono anche molto affezionato alla tabella “d100 di roba casuale che puoi trovare”. ILe sue voci non sono indispensabili o straordinarie, ma caratterizzano e danno un’idea precisa di quanto sia schifoso il mondo. Mi piace anche come puoi raccontare una storia in poche parole quando assegni un nome a un oggetto, vedi “vergine di ferro a misura di bambino”.
Pelle: In questo caso posso anche menzionare alcune delle cose ufficiali: forse il generatore di mostri sarebbe stato bello nel libro principale, ma non è niente di davvero indispensabile. Va abbastanza bene averlo anche nella fanzine. Il resto, come la locanda con il suo cibo e il gioco d’azzardo e le nuove classi sono ingredienti perfetti in questo tipo di formato.
Anche le avventure di Mörk Borg sono molto originali e decisamente fuori dal comune (sono sicuro che questo sia chiaro anche solo leggendo questa intervista). Secondo te, quali caratteristiche essenziali dovrebbe avere un’avventura scritta per questo gioco di ruolo? E in generale cosa consiglieresti a un autore che vorrebbe scrivere materiale aggiuntivo per il gioco?
Johan: Personalmente preferisco scrivere e giocare avventure basate su una locazione specifica, che possa essere facilmente inserita nella propria campagna, un po’ come il modo in cui le regole opzionali, le classi, i mostri e gli altri elementi di terze parti possono essere aggiunte alle proprie giocate. Finché hai uno o due locazioni, un paio di fazioni o creature potenti (che non vogliono solo ucciderti!) e un sacco di elementi utili e trappole con cui giocare, sei a posto.
Non pianificare una catena specifica di eventi, non pensare a una fine. Presentare problemi ma non soluzioni. I giocatori creeranno il resto. Se dovessi dare suggerimenti specifici, sarebbero: 1. avere fazioni che vogliono qualcosa che il PC potrebbe essere in grado di fornire, 2. scrivere un mucchio di tabelle casuali in modo che il GM non sia tenuto a inventare tutto gli elementi precisi e 3. un’avventura è una cassetta degli attrezzi, non un romanzo. Sii breve, versatile e aperto. E brutale, non dimenticarlo. Un’avventura senza rischi non è un’avventura.
Parliamo del lato artistico: a cosa diavolo hai venduto la tua anima per creare qualcosa di così incredibile? Davvero, faccio fatica a ricordare un manuale altrettanto ispirato. Da quali studi o a quali opere si è ispirato l’illustratore?
Johan: Grazie mille! MÖRK BORG era (ed è ancora) molto divertente da disegnare e progettare perché non ci sono limiti o regole che mi trattengono. Sono un graphic designer di scuola tradizionale e lavoro come art director di giorno, quindi ho tutta la teoria e la pratica dalla mia parte. Ma questa è stata un’opportunità per scatenarmi e cercare di sfidare le tradizioni che mi sono state insegnate e sperimentare con le regole. E ho cercato di non guardare troppo agli altri giochi di ruolo per trovare ispirazione, ma piuttosto in elementi come poster di concerti, fanzine punk e altra roba artistica a caso. Si cosìscopre che i giochi di ruolo non devono avere un certo aspetto, il che è un po’ rinfrescante.
Il 2020 si è rivelato un anno molto difficile per tutti, ma riuscire ad affrontarlo giocando coinvolgenti sessioni di Mörk Borg lo ha reso un po’ meno cupo (quindi approfittiamo di questa intervista anche per ringraziarvi). Ma adesso puoi dircelo: il Basilisco a Due Teste aveva previsto anche questo e il tuo era un tentativo di avvertirci?
Pelle: No, ci dispiace! Entrambi i Basilischi a Due Teste sono tristi per questo schifo. È stato un anno molto frustrante anche per noi. Volevamo davvero viaggiare e andare nel Regno Unito o negli Stati Uniti, uscire con le persone e parlare di MÖRK BORG e altre cose. Fortunatamente abbiamo avuto la festa per il rilascio all’inizio di marzo, pochi giorni prima dello scoppio. Il prossimo anno speriamo di poter fare tutto ciò che avevamo in programma.
Ora vi state godendo il successo o avete già altri manuali ufficiali in cantiere? E in quest’ultimo caso possiamo avere qualche anticipazione?
Pelle: Tutti e due! Siamo grati per il successo e stiamo lavorando ad alcune novità. Al momento possiamo svelare un disco in vinile che abbiamo fatto con Exalted Funeral e Games Onnivorous, ma anche altre cose segrete per l’inizio del prossimo anno.
Johan: Sì, al momento siamo immersi nella produzione di Putrescence Regnant ma ci sono molte cose interessanti in preparazione che saremo pronti ad annunciare con i giusti tempi.
Grazie ancora a Pelle e Johan per la loro disponibilità e per le interessanti risposte che ci hanno dato!
Se questa intervista vi è piaciuta, continuate a seguirci per rimanere informati su Mörk Borg!
Partiamo col dire che 17th Century Minimalist, snello gioco di ruolo in inglese di emarginati nel 17esimo secolo, per me è una piccola opera d’arte. Tutte le altre parole di questa recensione sono superflue. Per una volta un logorroico come me, amante dei tomi e dei grandi sistemi, è stato conquistato da qualcosa di semplice, di poche parole e minimalista anche nel titolo. Tutto minimo, tranne il valore di questo prodotto.
Abbiamo ricevuto gratuitamente una copia del bundle 17th Century Minimalist da parte di Games Omnivorous, casa editrice di giochi che credo batta ogni record di brevità nella descrizione di sè stessa:
Pubblichiamo giochi bizzarri e minimalisti. La maggior parte sono OSR. Alcuni no. Tutti stampati in Portogallo.
Games Omnivorous
17th Century Minimalist è la prima voce della collana Minimalist RPG. Di questo stesso editore abbiamo già scritto una recensione su The feast on titanhead. Oltre che sul sito è possibile acquistare le copie fisiche del gioco presso il celebre negozio Stratagemma di Firenze.
Qualità fisica e arte di 17th Century Minimalist
Da lontano 17th Century Minimalist mi è sembrato un semplice libricino dagli strani colori. Più mi avvicinavo invece più rimanevo rapito dalla bellezza e dalla qualità di ciò che tenevo tra le mani. Un piccolo manuale di 40 pagine in bianco, nero e due colori eleganti – rosso sangria e azzurro carta da zucchero -, rilegato con un filo dello stesso rosso. Insieme a esso una cartellina in cartoncino dello stesso stile, con all’interno 5 avventure composte ognuna da un cartoncino composto da due o tre facciate. Pur trattandosi solo di carta e cartoncino, si può percepire al tatto la qualità dei materiali, anteprima di un livello che viene mantenuta in tutto il compartimento grafico.
La grafica è impeccabile nelle mappe e nelle piantine presenti nelle avventure. Le illustrazioni, realizzate da Offworld Bogil Initiative, hanno uno stile unico e particolare, un misto di matita e acquerello che si amalgama perfettamente all’insieme cromatico del prodotto e all’approccio minimalista. Disegni ricchi di dettagli e dalle linee precise e ricercate non avrebbero avuto alcun senso.
Un grande lavoro di impaginazione
L’impaginazione di 17th Century Minimalist è frutto di un lavoro attento, che mira sia alla chiarezza che all’eleganza. Il manuale è composto quasi completamente dalle classiche due colonne, ben accompagnate da titoli, sottotitoli ed elenchi di facile consultazione. La vera bellezza però sta nelle avventure, ognuna diversa nell’impaginazione, nello stile e nell’impatto visivo in base al tipo di storia che si va raccontando.
Dove serve domina la mappa di una città, quando invece la storia è in un unica locanda ecco una piantina precisa. Se invece il centro di tutto sono i personaggi, elenchi delle dramatis personae a tutta pagina.
Se c’è un appunto da fare, ma proprio per non lasciarne passarne nessuna, gli elenchi di personaggi appena citati compattati in poco spazio e in due colori sono un po’ pesanti da leggere e difficili da navigare. Ma stiamo parlando dell’unico difetto che ho trovato in tutto il bundle!
Il manifesto di 17th Century Minimalist
Avete ragione, non siamo ancora arrivati al punto centrale di questa recensione, ovvero il gioco di ruolo. Trovo che la descrizione più calzante si trovi nel retro del manuale:
Benvenuti in 17th Century Minimalist. E’ un gioco veloce e mortale con un pizzico di macabro umorismo che mette i giocatori nei panni di emarginati nell’Europa del 17esimo secolo. Giocherete imbroglioni, ladri, ex soldati, spadaccini falliti e medici meschini, in giro per il vecchio continente alla ricerca di denaro e gloria. Il sistema è progettato per permettere una rapida creazione del personaggio, compatibilità con altri giochi (per lo più OSR) e uno stile di gioco spericolato.
Andre Novoa
Seguono i punti salienti che descrivono e differenziano al meglio questo prodotto,sempre presi dal retro del manuale:
Tutte le regole sono semplificate all’essenziale. L’ambientazione è un 17esimo secolo storico e low-fantasy. Ha armi da fuoco con otturatori a pietra focaia.Non ha magia. Il combattimento è veloce, mortale e spaventoso. Perchè? I personaggi non ottengono punti ferita passando di livello. Ha meccanismi narrativi per l’esperienza e la reputazione.
Andre Novoa
Se vi chiedete com’é nato 17th Century Minimalist si tratta semplicemente di un sistema casalingo che dava buoni risultati all’autore Andre Novoa, il quale (per nostra grande fortuna) ha deciso di metterlo in bella copia (bella è riduttivo) e di pubblicarlo.
Un’occhiata al sistema
Le fonti di ispirazioni del sistema indicate dall’autore comprendono The Black Hack, Lamentations of the Flame Princess, Troika!, Sharp Swords & Sinister Spells, Dungeon Crawl Classics, Motherships.Si tratta di un sistema a d20 inverso, quindi con l’obiettivo di ottenere un risultato il più basso possibile. E’ veramente minimalista e potete immaginare il susseguirsi di paragrafi dai nomi sentiti e risentiti come iniziativa, danno, equipaggiamento e così via.
Oltre alle peculiarità che rendono il gioco pericoloso e mortale, che vedremo dopo, ci sono tanti dettagli che differenziano 17th Century Minimalist diverso dal classico fantasy medievale. Le armi da fuoco, potenti ma rischiose, tra cui spiccano per tamarraggine la pistola-ascia e la pistola a piede di anatra, cioè una pistola con 4 canne che (in teoria) sparano tutte e quattro a ogni colpo.
Poi ci sono semplici ma complete regole che si soffermano sul sopravvivere in un mondo reale e difficile. Malattie, effetti di droghe e alcool, carenza di beni per via di guerre o altri problemi.
Il gioco dà il meglio di sè in piccole campagne, per cui c’è un semplice sistema di avanzamento, che consente di arrivare fino al quinto livello. Dà maggior profondità alle storie anche un punteggio di reputazione che, sebbene sia strutturato da 1 a 12, avrebbe più senso considerarlo da -6 a +6, tenendo conto del fatto che gli estremi sono ugualmente impattanti, in negativo e in positivo.
Quando il gioco si fa duro, i duri sono da ruolare!
Vale la pena soffermarsi su qualche particolare che rende l’idea di quanto questo gioco sia caratterizzato da un ritmo veloce e da un combattimento mortale. Il concetto di base è “la vita è dura, fattene una ragione”. Vediamo alcuni esempi.
Iniziativa. Si mette in un sacchetto un dado diverso per ogni giocatore, uno per gli avversari e un dado neutrale. L’iniziativa è l’ordine di estrazione. Se esce il dado neutrale il turno finisce. Il tuo dado non è stato estrato? Mi spiace, spera nel prossimo round.
Fallimento. Hai tirato un 20? Ti ferisci o ferisci un alleato. Se non è possibile, l’arma diventa inutilizzabile.
Armatura. Ogni punto di armatura vale 1d6 per assorbire i danni. Una volta usato quel d6 non potrà più essere tirato fino a un riposo lungo, nel quale l’armatura va riparata. Se non si riesce a riparare? Semplice, la si butta.
C’è da dire che le classi sono semplici, ma ben strutturate, con abilità che hanno un impatto importante nel gioco e, pur appartenendo alle solite conosciute categorie, sono divertenti da giocare.
Le avventure del bundle di 17th Century Minimalist
So che tra poco penserete che non ho voglia di fare il mio lavoro di recensore, ma cosa vi devo dire? Il miglior modo di presentare le mini-avventure contenute nella cartellina è di riportarvi le sinossi presenti nel prodotto stesso!
Wild Witch Chase (La Caccia Selvaggia alla Strega) gioca con la morale e le credenze religiose. E’ orribile e i giocatori dovrebbero sentirsi estremamente in colpa, se giocano il modulo come è pensato.
Ticking Time Bomb (La Bomba a Orologeria) è una parodia delle guerre mercantili, tipiche dell’Italia dell’epoca, divisa in città stato in conflitto.
Black Plague Now (La Peste Nera Ora) getta i giocatori negli orrori delle epidemie del 17esimo secono. La Peste Nera del 1348 rimane senza pari, ma anche quelle del 1600 hanno fatto passare brutti momenti.
Hedge Death Maze (Il Labirinto di Siepi della Morte) fa assaggiare il lussuoso, barocco e sprecone mondo dell’arrogante nobiltà, nel momento di essere superata dalla crescente borghesia.
Cluster Fuck Inn (La Taverna delle Trombate di Gruppo) gioca con le società segrete, i complotti, l’alchimia e la scienza dell’epoca. E’ anche un tributo al Pendolo di Coucault di Umberto Eco.
Le avventure sono composte di pochi paragrafi, necessitano della capacità di trasformare le poche ma brillanti informazioni in una narrazione completa e coinvolgente. Ma il nocciolo di ognuna di esse c’è ed è simpaticamente e dannatamente brillante.
Ultimi pensieri su 17th Century Minimalist
Ho speso molte parole per un gioco alla fin fine composto da neanche 40 pagine di informazioni, ma ne avrebbe meritate ancora di più. E’ un prodotto molto schietto, dice fin da subito di cosa si tratta e com’è fatto. Semplice e diretto. Se l’ambientazione piace e ci si trova bene con i regolamenti veloci e snelli, dire che consiglio questo prodotto è dire poco. Ho stravolto il mio calendario delle sessioni per inserire almeno un paio delle mini avventure proposte.
Sia il manuale che la cartellina con le avventure sono in vendita sul sito di Games Omnivorous al prezzo di 20€ l’una. C’è poi l’offerta bundle che permette l’acquisto di entrambi i prodotti a 35€. Per chi non avesse in mente con chiarezza una storia da raccontare consiglio fortemente il bundle, perchè le avventure sono valide, varie e danno un’ottimo input per iniziare a sviluppare proprie storie.
In breve, perchè mi è piaciuto così tanto? Perchè è un gioco semplice e duro, fatto con eleganza e simpatia. E io non resisto a chi ha umorismo, eleganza e fa qualcosa di coerente e omogeneo con così grande attenzione ai dettagli.
Continuate a seguirci per essere sempre informati su giochi come 17th Century Minimalist!
Premetto di aver ricevuto una copia di The Feast on Titanhead da Games Omnivorous per scriverne questa recensione. Se il prodotto dovesse piacervi, lo potete trovare sul loro store a 15€ in copia fisica in lingua inglese (limitata a 500 unità).
Questa avventura fa parte di una serie chiamata ManifestusOmnivorous, caratterizzata da alcune regole ben precise (leggibili nell’immagine seguente) che rendono questi prodotti immediati, fruibili, artistici e decisamente utili. Vi anticipiamo che alcune immagini contenute in questo articolo (prese direttamente dal prodotto) potrebbero risultare forti per le persone sensibili.
L’orrore necessita di stile…
E in strani eoni anche la morte può morire.
H. P. Lovecraft
L’opera si apre con questa frase e l’ispirazione è subito chiara. I toni dell’orrore cosmico rimandano al celeberrimo autore H. P. Lovecraft e i temi trattati potrebbero essere benissimo al centro di uno dei suoi racconti. Essendo l’avventura priva di un sistema di riferimento viene subito da pensare di viverla attraverso le meccaniche di Call of Cthulhu e la scelta non è affatto sbagliata. Un’altra valida opzione per sfruttarne i toni cupi e angoscianti è la desolazione metal di Mörk Borg. In ogni caso sono presenti varie indicazioni generiche che permettono di rendere efficace la narrazione in pressocchè ogni sistema che preveda una sensazione horror. I tiri da effettuare e le situazioni da risolvere sono presentate in maniera abbastanza generica da essere adattabili a qualsiasi sistema; allo stesso modo sono anche variegate e originali, dando a ogni elemento incontrato una valenza unica e contorta.
A proposito della trama, senza voler fare spoiler posso darvi qualche indicazione generale. Prima di tutto l’ambientazione è quella dei monti europei, ma anche qua un master con un minimo di esperienza può facilmente traslarla in altri luoghi e in altri tempi. In ogni caso un gruppo di ricercatori stava effettuando delle ricerche su queste montagne quando uno scavo ha rivelato qualcosa di inquietante; un titanico teschio è stato rinvenuto, tanto grande da essere esplorabile e al cui interno si nascondono cose profondamente inquietanti. Questo gruppo di ricerca non ha mai fatto ritorno e i personaggi (per un qualsiasi motivo) sono andati a controllare cosa stia succedendo. Cosa troveranno? Magari non lo comprenderanno nemmeno vedendolo… La banalità non fa parte di quest’opera; troverete descrizioni immersive e scene forti, ma cariche di significato.
… E lo stile deve essere anche estetico
Ma la stessa cura si può anche riscontrare nel manuale stesso. Impaginazione classica su due colonne e font adeguati. Le 28 pagine di The Feast on Titanhead sono racchiuse da una copertina flessibile e la qualità di entrambe è ottima; un elastico rosso posto sulla rilegatura funge da segnalibro. Il suo colore contrasta meravigliosamente con la palette cromatica dell’opera, che comprende solamente il bianco, il nero e il grigio. Questa scelta però non lo rende affatto “pesante” alla vista o “stancante” nella lettura; dona piuttosto una coerenza e uno stile molto apprezzabili.
Le illustrazioni sono meravigliosamente macabre, contorte senza sfociare nell’esagerazione. La depravazione del luogo è rappresentata fedelmente, donando maggiore peso al testo, ma senza rimuovere un certo alone di mistero volto a stimolare la fantasia. L’interno della copertina contiene una precisa e ben realizzata mappa della testa del titano, con segnati tutti i passaggi e le aree al suo interno.
Considerazioni finali su The Feast on Titanhead
L’opera ha il vantaggio di poter essere utilizzata in vari frangenti; come one-shot per provare nuovi sistemi, come avventura filler in una campagna già avviata, come metodo per introdurre persone al gioco di ruolo a stampo horror… Le opzioni sono davvero tante e sono tutte valide. Certo, il costo di circa 0,50€ a pagina è abbastanza elevato, ma non certo esagerato. La qualità non manca e ripaga l’investimento; inoltre anche l’estetica eccentrica e deliziosa lo rende uno di quei manuali che merita di essere collezionato nella nostra libreria.
L’impressione che The Feast on Titanhead mi ha lasciato è ottima e mi sento di consigliarlo a chiunque apprezzi questo genere di esperienza.
Continuate a seguirci per rimanere informati su altri prodotti di Game Omnivorous simili a The Feast on Titanhead!