Aegis of Empires [ PF2 ] | Recensione

Aegis of Empires [ PF2 ] | Recensione

Ci tengo a ringraziare Legendary Games per averci inviato una copia di Aegis of Empires al fine di poter scrivere questa recensione. Si tratta di un Adventure Path (AP), una campagna fantasy per PF2 che, in più di 550 pagine, porta 4/6 personaggi dal secondo al diciasettesimo livello.

Nel caso siate interessati l’acquisto, potete trovare questo manuale in versione fisica con copertina rigida (e in inglese) sullo store ufficiale di Legendary Games al prezzo di 89.99 $ (attualmente circa 85 euro). Se preferite la versione digitale, la potete acquistare per 49.99 $ (circa 45 euro); il bundle che include entrambe costa invece 99.99 $ (circa 95 euro). Vi segnalo inoltre che, allo stesso prezzo, questo prodotto è disponibile anche per PF1 e D&D5e. Non dimenticatevi di utilizzare il codice NDU10 per ottenere il 10% di sconto!

Per poter iniziare l’avventura, è necessario possedere il Manuale di Gioco di PF2; nel caso vi servano maggiori informazioni, vi consiglio di leggere la mia recensione a riguardo.

Prima di scoprire gli intrighi tra gli imperi coinvolti in questa campagna, scopriamo come è nata!

Una Lunga Genesi

L’autore di Aegis of Empires (o meglio il creatore e in questa recensione ne capirete i motivi) è Greg A. Vaughan. Da anni aveva l’idea di questa mastodontica avventura in mente (che nasce addirittura con Greyhawk), ma non aveva ancora avuto modo di pubblicarla. Quando Frog God Games ha acquisito Necromancer Games, è stato coinvolto nel progetto; queste circostanze gli hanno permesso di dare una forma alle proprie idee, appoggiandosi su una base già solida.

Frog God Games è proprietaria dell’ambientazione Lost Lands e Greg ha ambientato le vicende basandosi proprio qua. Questo dettaglio è importante in quanto, come spiegherò maggiormente nel dettaglio nel seguito di questa recensione, Aegis of Empires non si propone come una campagna “completa”. Alcuni livelli della progressione dei personaggi non sono affrontati all’interno di questo manuale; il narratore può liberamente inserire altre avventure brevi per collegare gli archi narrativi. Avere alle spalle un’ambientazione già consolidata aiuta decisamente a questo scopo. Greg infatti, all’interno di questo manuale, consiglia varie avventure brevi già scritte per essere giocate nelle Lost Lands. Devo però segnalare che le avventure consigliate non sono pensate per PF2 (ma spesso per PF1) e necessitano quindi di un’opera di conversione.

D’altro canto però va detto che non è assolutamente necessario ambientare la campagna in quelle terre. I fatti possono essere trasposti senza alcuna fatica altrove, che si tratti di homebrew o setting già pronti. Una validissima alternativa può essere anche Golarion, il mondo presentato nei manuali ufficiali di PF2. Dopotutto due elementi chiave della narrazione sono un antico impero perduto e un famoso esploratore e su Golarion esistono gli Azlanti e i Cercatori…

Dopo aver scelto l’ambientazione giusta per i propri giocatori, è necessario introdurli a questa trama attraverso i giusti strumenti.

Come Preparare la Campagna

Come vedremo in questa recensione, Aegis of Empires ha una struttura molto simile ad una classica AP per Pathfinder; per questa ragione è provvista di una utile Guida del Giocatore. Si tratta di un manuale separato che spiega il contesto nella misura in cui i giocatori devono conoscerlo, così da poter creare un party adatto alla storia.

A differenza dei prodotti ufficiali di Paizo, questa Guida del Giocatore non è gratuita (sebbene abbia un costo decisamente contenuto). Essa può essere acquistata sullo store ufficiale per 5 $ (poco più di 4,50 euro) nella sua versione digitale. Se si desidera la copia fisica, allora sarà necessario spendere 15 $ (circa 14 euro). Bisogna anche dire, però che conta ben una cinquantina di pagine e ha un livello di approfondimento decisamente maggiore per quanto riguarda la lore. Sono presenti descrizione accurate dei luoghi di maggior rilievo, della timeline con gli eventi storici che hanno portato al contesto attuale e dei pantheon venerati (comprensivi di meccaniche per PF2, PF1 e D&D5e). Sebbene questa campagna dia grande libertà di scelte ai giocatori, avrei gradito dei background specifici con cui introdurre i personaggi e una tabella riassuntiva di classi, stirpi e allineamenti consigliati.

Per il narratore invece esiste la Guida del Game Master, un manualetto gratuito in formato digitale che, nelle sue 7 pagine, approfondisce i collegamenti tra i vari moduli di Aegis of Empires. In particolare si focalizza su fornire consigli su avventure filler per completare la campagna che possono essere trovate direttamente sullo store di Legendary Games.

Rimangono ancora altri due strumenti utili; il primo è una collezione di illustrazioni e mappe da poter mostrare facilmente ai giocatori. Il secondo è invece una sintesi degli eventi principali di tutta la campagna, in modo da poterla inquadrare nel suo insieme.


Recensione della Trama di Aegis of Empires

Ora non ci resta che scoprire cosa propone la trama! I temi principali sono gli intrighi politici tra regni, misteri urbani da investigare, terre selvagge da esplorare e potenti artefatti da temere; trovo questa campagna molto equilibrata come tematiche e il tocco lovecraftiano che la distingue è un pregevole valore aggiunto.

Gli eventi avvicinano i personaggi ad un cavaliere sulla strada della redenzione, ma presto gli intrighi inizieranno a intrecciare questo arco narrativo con una macro-trama molto più ampia. Un famoso esploratore, con un prezioso tomo, si mette alla ricerca di una notevole fonte di potere. Verranno introdotti un antico impero, un pericoloso mago e tanti altri elementi che attireranno l’attenzione di personalità sempre più potenti.

Secondo me la trama riesce ad essere sia classica che avvincente, senza mai cadere nella banalità. Ho apprezzato molto il fatto che alcuni elementi della narrazione diventino ricorrenti e nel farlo riescano sempre a stupire i giocatori. I personaggi sono molto ben delineati ed è facile che i giocatori si appassionino alle loro vicende, trasformandoli in un importante motore di trama.

Considerando tutto ciò, ho riflettuto sul dover inserire avventure filler in alcuni punti della narrazione. Onestamente, utilizzando le milestones al posto dei punti esperienza, questa necessità secondo me non risulta indispensabile. PF2 ha delle ottime meccaniche che, in Modalità Riposo, permettono di far passare il tempo che intercorre tra due moduli senza dover per forza giocare quei momenti; l’importante sarà ovviamente giustificare il cambio di luogo. Questo non significa che inserire avventure aggiuntive sia un male, anzi; ma il mio approccio mi pare un’ottima alternativa per mantenere alta l’attenzione sui fatti specifici narrati in questo manuale.

Per facilitare la preparazione, ogni modulo propone un’introduzione generale con il riassunto degli eventi, la mappa, la timeline, eventuali meccaniche uniche e le possibili conclusioni.

La Suddivisione in Moduli

Come molte campagne ufficiali per PF2, anche Aegis of Empires è infatti suddivisa in 6 moduli; essi sono scritti da autori differenti che hanno seguito le linee guida di Greg A. Vaughan, ma non coprono tutti i livelli dall’1 al 17. Ora ve ne parlerò maggiormente nel dettaglio, cercando sempre di evitare spoiler.

Il primo modulo è Il Libro nella Vecchia Casa (“The Book in the Old House“), creato dalla penna di Alistair Rigg per personaggi di livello 2; è un’ottima introduzione alla trama della campagna e li pone a fianco di un cavaliere che vuole riscattare il proprio nome di famiglia affrontando le conoscenze proibite ed eretiche di un mago.

Segue poi Anima d’Ebano (“Ebon Soul“), ad opera di Jeffrey Swank, pensara per il quinto livello; in questo arco narrativo i personaggi vengono dapprima convocati da una nobildonna, per poi doversi recare ad un tempio alla ricerca di notizie riguardanti un potente artefatto.

In Quando Giunge la Luna (“When the Moon Comes“, di Matthew Goodall) la scena si sposta in un monastero strettamente legato alla luna e alla sua influenza sul mondo e inizia con personaggi di ottavo livello.

Il quarto modulo è La Leggenda della Stella Ardente (“Legend of the Burning Star“), avventura di Steven T. Helt che inizia a livello 10 e vede come elementi centrali di trama un tomo e le indicazioni che contiene per raggiungere qualcosa di molto prezioso.

L’AP prosegue con La Corsa per Shataakh-Uulm (“Race for Shataakh-Uulm“), di Tom Knauss; i personaggi di livello 12, tra natura selvaggia e tradimenti, raggiungono la spedizione che cercavano ma una sinistra minaccia ha già avviato i suoi piani.

L’ultimo modulo è La Caduta dei Cavalieri nella Vecchia Curgantium (“Knightfall in Old Curgantium“, di Anthony Pryor) e i personaggi di livello 15 dovranno fermare un antico male.

Le Appendici del Manuale

Questo massiccio tomo ci propone anche tre appendici, molto utili arricchire le sessioni di gioco.

L’Appendice A è un ricco bestiario che racchiude le creature che si possono incontrare nel corso della campagna. Esse sono molto varie e interessanti, tanto da invogliare l’utilizzo anche in altre avventure. Le statistiche sono bilanciate in maniera abbastanza equilibrata, ma ho riscontrato qualche problema. Rispetto ai bestiari ufficiali, ci sono molte creature che non sono specializzate in nessuna Abilità, rendendole difficili da inserire senza qualche accorgimento. Una melma o un gigante non addestrato in Atletica non riuscirà mai ad afferrare o trattenere un bersaglio, nemmeno i meno prestanti. La soluzione è semplice: dare a ogni creatura che ne è sprovvista delle Abilità in cui è performante. Altra sbavatura facilmente aggiustabile è, per alcune voci del bestiario, la mancanza della taglia; le dimensioni contano!

L’Appendice B contiene invece nuovo equipaggiamento e nuovi incantesimi, ovviamente legati ai temi proposti nei moduli precedenti. Gli oggetti sono tanti e sia magici (indossati, impugnati, grimori e artefatti) che non (consumabili alchemici, materiali speciali e armi). Esiste un’arma classificata come “esotica”, sebbene questo termine non sia più utilizzato in PF2; sarà sufficiente considerarla Non Comune e il problema sarà risolto. Gli incantesimi sono molti meno: ne troviamo tre normali e tre rituali. Essi sono in linea con quelli dei manuali ufficiali; ho solo notato una piccola sbavatura: un incantesimo che infligge danno non può essere potenziato con slot di livello superiore, rischiando di renderlo obsoleto ad alti livelli.

Infine l’Appendice C è la più breve e racchiude quattro divinità presenti negli eventi della campagna. Nel caso si utilizzi un’ambientazione differente, si possono ovviamente e facilmente sostiruire con altre che possono ricoprire un ruolo simile all’interno del proprio pantheon.

Recensione dell’Estetica di Aegis of Empires

I contenuti di questo manuale sono davvero tanti, ma grazie all’indice classico e uno alternativo dedicato alle mappe risulta semplice e comodo da navigare.

Il layout del testo è su due colonne, il font classico su sfondo color pergamena; ottime caratteristiche per renderlo ancora più fruibile. Le parti da leggere ai giocatori sono in corsivo e di colore verde; le spiegazioni sono invece racchiuse in eleganti box e le note sono in fondo alle relative pagine. Nel complesso l’impaginazione ricorda quella utilizzata da Paizo nel corso degli anni, risultando molto azzeccata.

La copertina rigida incornicia Aegis of Empires, mentre all’interno abbondano pregevoli immagini, come potete vedere dagli esempi riportati in questa recensione. Lo stile è classico e adatto al genere, accompagnando alla perfezione il testo. Anche le mappe sono di livello sebbene a volte risultino leggermente scure.

Conclusioni della Recensione di Aegis of Empires

Questa AP non è nata per PF2 e questo sarebbe potuto essere un problema; il prodotto che ho avuto il piacere di provare invece non risulta affatto una trasposizione priva di carattere, ma mostra come una bella storia si possa vivere anche attraverso un sistema di gioco differente. Il bilanciamento degli scontri è realizzato sapientemente; le nuove meccaniche messe a disposizione da PF2 si incastrano benissimo con la trama. Qualche sbavatura tecnica c’è, ma non pregiudica il divertimento e le emozioni offerte. L’esperienza di Legendary Games si nota e il risultato è davvero notevole.

Per concludere questa recensione, mi sento di consigliare Aegis of Empires a chiunque voglia vivere un’avventura varia, equilibrata, classica e piena di momenti e personaggi memorabili. Non vedo l’ora di vivere altre avventure leggendarie!

Se vi è piaciuta questa recensione di Aegis of Empires, continuate a seguirci per scoprire altri prodotti di Legendary Games!


Journal d’Indochine [ Il Richiamo di Cthulhu ] | Recensione

Journal d’Indochine [ Il Richiamo di Cthulhu ] | Recensione

Prima di dedicarci all’analisi e alla recensione di Journal d’Indochine, ci teniamo a ringraziare Sons of the Singularity per averci inviato una copia fisica della loro ultima fatica, così che potessimo parlarvene. Per chi non conoscesse questa casa editrice, segnaliamo che produce e progetta giochi di ruolo indipendenti e che è stata fondata da Jesse Covner e Jason Sheets nel 2018.

Se dopo aver letto questa recensione voleste acquistare questo prodotto, potete trovarlo direttamente sul sito della casa editrice in versione fisica al costo di 50$. Se invece preferite la versione digitale, potete trovarla su DriveThruRPG al costo di 20$.

Journal d’Indochine è una raccolta di scenari per Il Richiamo di Cthulhu. Per potersi immergere in questi scenari è quindi necessario conoscere il regolamento del gioco a cui si appoggiano.

Journal d’Indochine è ambientato in una regione e in un periodo di tempo che raramente sono stati esplorati nel mondo dei giochi di ruolo; il manuale è stato pensato per aiutare il Custode e i giocatori ad immergersi rapidamente nella storia, ad affrontare i temi e conoscere le fazioni dell’Indocina francese.

Gli autori hanno trascorso molti anni in Asia e conoscono in prima persona i luoghi descritti. E’ importante sapere che si sono rivolti a consulenti vietnamiti, per cercare di mantenere l’autenticità culturale e storica.

Il Progetto Journal d’Indochine

La prima cosa che ci tengo a far presente è che Journal d’Indochine è composto da due volumi; ciascuno dei due, come scopriremo in questa recensione, vive di vita propria ma per l’esperienza completa mi permetto di suggerire la lettura di entrambi. Il primo include quattro scenari, ognuno dei quali presenta diversi stili di gioco. Il secondo volume contiene il manuale della legione straniera francese e quattro scenari aggiuntivi.

Ogni volume consta di circa 200 pagine ed è ricco di eventi storici e contesti affascinanti; oltre a ciò troviamo anche preziose mappe per potersi immergere in questa affascinante ambientazione. Tutti gli scenari sono ambientati tra il 1925 e il 1954, e possono essere giocati in modalità tradizionale o pulp.

L’Ambientazione di Journal d’Indochine

Il manuale si apre con un quadro interessante ed esaustivo della storia della regione oggi nota come Vietnam; a partire dalle sue prime colonizzazioni fino indicativamente agli anni ’60. In una decina di pagine gli autori riescono ad inquadrare, con sintetica precisione, le tappe fondamentali della storia di questa regione. L’attenzione si focalizza in particolare sul vuoto di potere successivo alla seconda guerra mondiale e al colonialismo francese in quell’area.

La prima metà del XX secolo fu un periodo di caos e fermento politico nell’Indocina francese. Mentre gli imperialisti stranieri lottavano per mantenere la loro presa precaria sulla regione, la gente del paese si adoperava per rovesciare i loro tormentatori.

Movimenti religiosi radicali come il Cao Dai sorsero per diffondere le benedizioni di uno strano e insondabile Dio. Mentre le milizie buddiste di Hòa Hảo sostenevano la profezia del ritorno di un re, i gangster di Binh Xuyen tramavano per guadagnare territorio per le loro imprese criminali. Nel frattempo gli studenti rivoluzionari predicavano nuove filosofie laiche che promettevano l’utopia per i lavoratori oppressi.

Non è davvero possibile riassumere in poche righe il lavoro fatto dagli autori per rendere palpabile e vivida la storia di questa regione. I contenuti, come da loro ammesso, non sono totalmente esaustivi; è però ovviamente possibile integrare, qualora si volesse, aggiungendo dettagli e avvenimenti. Consiglio però di trattare con il giusto rispetto, lo stesso utilizzato dagli autori, i fatti storici e le atrocità che, nel corso dei secoli, sono state commesse in questa area del mondo.

E’ bene ricordare comunque sempre che si tratta di trame pensate per un gioco horror; le tematiche affrontate saranno dunque forti e potenzialmente disturbanti. Gli autori, come ci si aspetta, hanno riservato i giusti spazi per i content warning necessari quando ci si approccia a giochi di questo tipo.

Riferimenti alle Regole

Come dicevamo all’inizio di questa recensione, Journal d’Indochine si appoggia al regolamento de Il Richiamo di Cthulhu. Non ha quindi un sistema di gioco proprio; per ogni scenario fornisce il background della storia, le informazioni sui personaggi pregenerati e i dettagli del mondo di gioco.

Il Custode, il nome con cui viene chiamato il narratore in questo gioco, può utilizzare queste schede come strumento per presentare il conflitto tra le varie fazioni in gioco o tra i giocatori, nel caso in cui si volesse optare per questa soluzione narrativa. Si presuppone che all’inizio di uno scenario ogni giocatore abbia un foglio con tutte le nozioni necessarie per cominciare a giocare.

Il Custode può sempre creare una di queste schede di propria iniziativa ma è necessario che si assicuri che il contenuto non sia incongruente con l’ambientazione della campagna proposta. In ogni caso le schede informative devono essere consegnate privatamente a ciascun giocatore in modo da mantenere un certo livello di tensione; si tratta di informazioni personali e riservate dei personaggi e condividerle potrebbe causare delle conseguenze anche spiacevoli.

Quattro Scenari da Incubo

Come dicevamo all’inizio di questa recensione di Journal d’Indochine, il primo volume contiene quattro scenari. Le avventure possono essere giocate singolarmente, oppure in sequenza per creare una campagna. Come sempre, cercheremo di non fare spoiler nell’introdurre le trame proposte.

E’ importante sapere che per ogni scenario vengono fornite, oltre alle informazioni sui luoghi e sui misteri da risolvere, una precisa timeline degli avvenimenti, lo schema riassuntivo, gli eventuali avversari e PNG e le opportune mappe. A completare il pacchetto ci sono anche gli handouts necessari e 6 personaggi pregenerati.

Andiamo però a scoprire quali sono, in linea di massima, gli avvenimenti in cui gli investigatori si troveranno invischiati.

The Fertile Red Lands of Cochinchina mette gli investigatori al servizio della Compagnia franco-indocinese Rubber. Dovranno raggiungere una piantagione in una missione di recupero e pacificazione. Diversi eventi si sono succeduti nella piantagione, culminati da una inquietante richiesta di soccorso inviata alla polizia di Saigon.

In Black Sea Rising gli investigatori sono membri dell’OSS e del Việt Minh incaricati di interrompere l’operazione Moon God Ascending. Si tratta di una missione segreta condotta dall’intelligence della marina giapponese e da Gen’yōsha.

Expédition Lemont: The Lost City of Yian-Ho porta gli investigatori a seguire le orme della spedizione di Augustin Lemont, un prete cattolico francese che aveva viaggiato in tutta l’Indocina meridionale alla fine del XIX secolo (1886-1899). Era noto per le sue ricerche antropologiche su minoranze etniche indocinesi e tribù remote.

Operation Desperado presuppone che tutti gli investigatori facciano parte del 3° Plotone GCMA, guidato dal capitano Vanberge. Si tratta di uomini provenienti da diverse unità militari reclutati per eseguire una missione specifica. Ogni personaggio ha ordini precisi che è bene non vengano condivisi con gli altri.

Recensione de Il Manuale della Legione Straniera Francese di Journal d’Indochine

Grazie ad una campagna Kickstarter di successo, è possibile ampliare il contesto di gioco con un altro volume: ll Manuale della Legione Straniera Francese.

Il secondo volume di Journal d’Indochine è quindi incentrato sul corpo militare che si è guadagnato la reputazione di unità di èlite composta da sciocchi romantici, disadattati e irriducibili. Si tratta di una vera e propria campagna, composta a propria volta da 4 scenari.

Come per il primo volume, anche Il Manuale della Legione Straniera Francese offre una panoramica storica decisamente interessante; risulta puntuale ed esaustiva, senza essere prolissa o eccessiva. Poiché il ruolo primario della Legione Straniera era quello di espandere e proteggere l’Impero Coloniale Francese in tutto il mondo, gli investigatori che affronteranno questa campagna saranno legionari che combattono minacce umane e affrontano i Miti.

Ho apprezzato molto la tabella con i gradi all’interno della Legione, il loro corrispettivo nell’esercito americano e la rappresentazione delle mostrine. Penso che sia un dettaglio che aiuta molto l’immersione dei giocatori in un contesto spesso non troppo noto.

Anche in questo volume sono ben dettagliati i luoghi in cui gli investigatori dovranno muoversi; allo stesso modo sono presentati in maniera precisa e funzionale i personaggi storici e un gancio narrativo specifico per ogni ramo della Legione, lasciando ai giocatori la scelta del corpo di appartenenza.

Una Campagna Ricca di Mistero e Orrore

All’interno de Il Manuale della Legione Straniera Francese, come sottolineavo all’inizio della recensione di Journal d’Indochine, sono inclusi quattro scenari.

La Roulette prevede che gli investigatori siano membri del terzo reggimento di fanteria della Legione Straniera a Cao Bằng. Lo scenario si apre con i festeggiamenti della cena di Natale a Fort Cao Bằng. I personaggi partecipano a una festa epicurea e, dopo essersi ingozzati di cibo e vino, sono costretti a scortare una carovana in partenza la mattina seguente.

The Fate of the Cá Ông fa salire gli investigatori a bordo di una barca modesta ma robusta, la Cả Ông, nei panni di un equipaggio di pescatori vietnamiti. Cosa mai potrà andare storto durante un’escursione di pesca che è la fonte primaria di guadagno per le famiglie dei protagonisti?

In Parchments of Tam un mandarino locale è inorridito e sconcertato dal lavoro di scavo alla tomba di Minh Mang; contatta dunque Mr. Long (capo di una cellula di intelligence locale) sia per il movimenti di resistenza vietnamita che per quella francese.

Operation Grass Cutter è pensato per essere giocato come una campagna e prevede una sessione zero; contiene anche una serie di collegamenti con Black Sea Rising. In questo scenario gli investigatori sono chiamati ad unirsi ad un distaccamento speciale multi-nazionale; la missione è scoprire e fermare il programma segreto dell’impero giapponese per la costruzione di nuove armi.

Recensione dell’Estetica di Journal d’Indochine

Sebbene ogni scenario sia scritto da un autore differente, il prodotto finale risulta comunque omogeneo; questo è possibile anche grazie ad una scelta estetica che uniforma testi e immagini. L’insieme risulta quindi estremamente comprensibile e scorrevole.

Entrambi i volumi hanno un’impostazione curata ed attenta. La scelta di un carattere perfettamente leggibile e dell’impaginazione su due colonne aiuta moltissimo nel trovare quello che è necessario per giocare. I paragrafi sono facilmente rintracciabili nel testo anche grazie ad un indice particolarmente funzionale.

Le immagini che punteggiano entrambi i volumi mescolano illustrazioni e foto d’epoca. La scelta, seppure peculiare, è certamente d’impatto e trasferisce il giusto livello di realismo, perfetto per scenari come questi.

Conclusioni della Recensione di Journal d’Indochine

Il prezzo assolutamente abbordabile, la cura e l’attenzione per il contesto e la verosimiglianza storica, rendono questi due volumi particolarmente interessanti. L’estetica pulita e mai ridondante e la scelta di un font decisamente leggibile che ricorda quello di una macchina da scrivere del periodo sono quel tocco in più che catturerà i puristi. Le trame avvincenti ed esotiche trascineranno anche gli scettici con la scusa per approfondire una zona del mondo poco conosciuta.

Insomma, se siete appassionati del genere horror e volete approcciare un’ambientazione poco nota ma ricca di mistero e fascino, Journal d’Indochine fa sicuramente per voi!

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Curse of the Lost Memories [ D&D5e – Pathfinder ] | Recensione

Curse of the Lost Memories [ D&D5e – Pathfinder ] | Recensione

Premetto che ho ricevuto una copia gratuita di Curse of the Lost Memories da Griffon Lore Games al fine di scrivere questa recensione. Per chi fosse interessato, questo prodotto è disponibile sullo store degli autori al prezzo di 39.99$ in copia fisica e 19.99$ in copia digitale.

Questo modulo rappresenta il primo capitolo di una campagna in lingua inglese più estesa e completa: Chronicles of the Celestial Chains. Ciò non preclude la possibilità di giocarla come avventura a sè stante o come parte di una campagna personalizzata. Ne esistono due versioni, una per D&D5e e una per Pathfinder, ma il contenuto nasce per essere facilmente adattato anche ad altri sistemi.

Ho avuto la possibilità di parlare con i creatori di quest’opera e voglio premettere una cosa, forse la più significativa per vari aspetti: il progetto è nato nel migliore dei modi, ovvero dalla genuina passione di un gruppo di giocatori che ha voluto mettere nero su bianco le avventure di anni di sessioni. E non dico questo per coprire altre lacune, anzi vuole essere un valore aggiunto. Nessun paragrafo trasmette la sensazione di riempitivo; ogni elemento è descritto con amore, in modo da poter coinvolgere i protagonisti con dettagli raffinati.

A spasso per il Regno di Lothmar

Questa cura per i particolari si nota innanzitutto nella trama, che sa essere originale e coinvolgente. Ma contestualizziamo: le vicende si svolgono nel Regno di Lothmar, un vasto territorio nato dai sopracitati anni di sessioni. Ogni angolo di questo luogo ha quindi una storia alle spalle e non sembra qualcosa di facciata, bello soltanto in apparenza. Difficile trovare luoghi così pregni di caratterizzazione! Se questo può sembrare difficile da gestire non abbiate paura: ogni locazione che si andrà a visitare in Curse of the Lost Memories viene presentata sotto varie sfaccettature, in modo da darne un quadro completo. Storia, abitanti (con relative schede delle statistiche), segreti e relazioni sociali… Non manca nulla! E alla fine del libro viene anche riassunta la storia del regno, permettendo quindi di legare i luoghi a importanti eventi del passato (che evito di citare per non fare spoiler).

In questo scenario si inseriscono i personaggi, legati in qualche modo al passato di queste terre. Essi hanno tutti strani ricordi riguardanti alcuni di quegli eventi che hanno plasmato parte di questo territorio; in particolare sembrano portare dentro strascichi di una terribile invasione demoniaca. L’unico problema è che loro, tecnicamente, non hanno mai partecipato a quegli eventi, essendo essi avvenuti più di un secolo e mezzo prima. Dopo il loro incontro comprenderanno che forse insieme riusciranno a sviscerare i segreti dietro a queste voci dal passato. Nel farlo vivranno molte peripezie, visiteranno luoghi affascinanti e incontreranno carismatici personaggi. Tutto questo, sebbene abbia degli ovvi paletti dettati da fatto stesso di essere un’avventura prefatta, si svolge in maniera fluida e dinamica. Le azioni dei protagonisti hanno un reale impatto sul mondo di gioco e sui loro rapporti con chi li circonda. L’esito variabile di molte questioni dona grandissima immersione.

I protagonisti di Curse of the Lost Memories

Ma chi sono effettivamente i personaggi interpretati dai giocatori? Non svelerò troppo a riguardo, per non rovinare le sorprese riguardanti questi “ricordi perduti”, ma sono speciali. Vi sono alcune linee guida per interpretarne alcuni suggeriti all’interno del manuale stesso, oppure vi sono gli spunti per crearne di nuovi. In questo caso ci sono ben poche limitazioni relative ai sistemi di riferimento, se non l’esclusione di poche razze che risulterebbero fuori contesto. Si nota ampiamente l’intento dei creatori di non restringere troppo le possibilità, trovando un ottimo equilibrio tra autorialità dell’opera e sfruttamento libero del sistema di gioco.

La creazione del personaggio segue le normali regole, alle quali però vanno fatte un paio di aggiunte. Prima di tutto ognuno ha delle abilità bonus, donate gratuitamente per vivere al meglio l’esperienza di gioco; tutti hanno buone doti di infiltrazione e questo sottolinea il fatto che Curse of the Lost Memories non nasce per essere un susseguirsi di combattimenti, ma premia anzi approcci differenti. Inoltre ogni giocatore deve scegliere un “dono” per il proprio alter ego, ovvero un vantaggio dato (in qualche modo) da quei frammenti di ricordi che lo contraddistinguono. Questo però si traduce in vantaggi che, secondo me, risultano troppo decisivi e vanno quasi a sovrascrivere capacità faticosamente guadagnate coi passaggi di livello. +20 ai tiri salvezza su Saggezza/Volontà? Troppo, anche se contestualizzato.

Infine ci tengo ad aggiungere che questa campagna si pone l’obbiettivo di creare personaggi longevi a cui affezionarsi, per poterli vivere in maniera esaustiva e appagante. Per questo motivo (e per giustificate necessità di trama), quando uno dei protagonisti muore ritorna misteriosamente in vita vicino ad un albero specifico… Il motivo? Lo scoprirete solo giocando! In ogni caso sono presenti dei malus che impediscono l’abuso di questa meccanica.

Una presentazione pregna di professionalità

Qualitativamente questo manuale è di livello elevatissimo. Struttura funzionale e bella da vedere, font adeguato, palette cromatica azzeccatissima e primo impatto ottimo. Navigare al suo interno è semplice e piacevole, grazie ad un’impaginazione professionale, classica (a due colonne) e intelligente. I materiali sono resistenti e piacevoli al tatto; anche la solida copertina rigida è un pregio non indifferente.

Le illustrazioni sono anche bellissime e accompagnano i paragrafi, dando vita ai loro contenuti. Sono immagini create ad hoc per questo manuale e il risultato ne trae vantaggio. Anche le mappe sono molto ben realizzate; sono tantissime e molto utili per avere una chiara idea di come siano strutturate le varie locazioni. L’unico loro difetto secondo me è la scelta cromatica; a essere sincero le avrei preferite leggermente più chiare, in modo da facilitarne la consultazione. Parliamoci chiaro, sono comunque molto belle; è solo un mio personale capriccio. In ogni caso segnalo che le più importanti sono disponibili per acquisto anche in formato digitale, in modo da poterle utilizzare facilmente anche nel gioco online o poterle comodamente stampare per giocare dal vivo.

Considerazioni finali su Curse of the Lost Memories

In generale questa avventura mi ha colpito molto positivamente. La professionalità che la contraddistingue è davvero notevole, tanto da tenere testa a pubblicazioni ben più blasonate. Rispetto ad esse, però, mi sembra leggermente meno accurata nelle meccaniche esclusive; esse non rovinano l’esperienza di gioco, ma risultano meno equilibrate ed impeccabili. Graficamente è molto bella e vien voglia di sfogliarla anche solo per il gusto di farlo.

In conclusione posso dirmi molto soddisfatto di Curse of the Lost Memories; la consiglio a chiunque apprezzi le campagne immersive e profonde, che non puntano solo a trasformarsi in un massacro di mostri. Questo non significa che manchi l’azione, anzi; semplicemente l’equilibrio tra roleplay e azione è molto ben ponderato. La storia è originale e non banale, cosa ormai non così comune. Questo prodotto è la dimostrazione che anche le pubblicazioni meno conosciute meritano fiducia.

Continuate a seguirci per saperne di più sul seguito di Curse of the Lost Memories e sugli altri prodotti di Griffon Lore Games!
Avventura [D&D5e]: La Seconda Alba Nera (prima parte)

Avventura [D&D5e]: La Seconda Alba Nera (prima parte)

Premetto che ho ricevuto gratuitamente il materiale dall’autore a scopo valutativo. Per chiunque fosse interessato, La Seconda Alba Nera è disponibile per l’acquisto su Dungeon Masters Guild.

Che si tratti di giocatori neofiti o di veterani, statisticamente i livelli più giocati in un gioco di ruolo sono i primi. Per alcuni rappresentano il primo approccio al mondo ruolistico, per altri le fondamenta e i primi passi di un personaggio di cui già si immaginano l’evoluzione, le potenzialità e le gesta che andrà a compiere.
In entrambi i casi é importante che i giocatori inizino con un’avventura di qualità. Alcuni master preferiscono crearsela da soli, mentre altri si affidano a delle avventure prefatte, magari anche solo come spunto, sperando di trovarne una che possa venire ricordata, che coinvolga, attiri, stupisca e affascini. Sarà questo il caso de La Seconda Alba Nera? Scopriamolo insieme!

Il contenuto

La Seconda Alba Nera è la prima parte di una campagna per D&D 5e scritta da Marco Bertini, ambientata nelle Terre Sconosciute, un’isola misteriosa a ovest di Matzica (parliamo quindi dei Forgotten Realms).
Iniziamo con alcune caratteristiche tecniche:

  • Livelli: dal primo al quinto
  • Durata prevista: oltre 30 ore
  • Numero ideale di personaggi: 4
  • 59 pagine con collegamenti ipertestuali nell’indice e nel testo
  • Personaggi prefatti
  • Mappe incluse
  • Mostri e oggetti appositamente creati
  • Colonna sonora consigliata
  • Versione printer friendly

Il libro è diviso in due parti, la prima contiene una descrizione delle Terre Sconosciute, la storia della campagna e alcuni suggerimenti per far giocare l’avventura, nella seconda parte c’è l’avventura vera e propria. Nelle ultime pagine due utili appendici forniscono i suggerimenti per la colonna sonora e schede personalizzate dei nuovi mostri.

La grafica è di ottimo livello e riprende direttamente quella della quinta edizione. Manca di originalità? No, secondo me in questo caso si pone in perfetta continuità con il prodotto base e permette al lettore di ritrovarsi con facilità nell’ambiente grafico. Le immagini sono molto belle, in particolare i paesaggi mi sono particolarmente rimasti impressi. Certo, non sono immagini create ad hoc per il prodotto, ma sono totalmente adeguate al contesto e perfettamente inserite nell’insieme. Il lavoro di impaginazione è attento e gradevole.

L’ambientazione

Come ogni avventura, l’ambientazione fornita è sfruttabile in tutto o in parte, modificabile, aggiustabile, stiracchiabile, affinchè diventi funzionale al tavolo di gioco.
Per chi desidera utilizzare appieno le Terre Sconosciute viene fornita una visione d’insieme, l’atmosfera che permea il territorio all’inizio della campagna e anche altri aspetti più specifici, come il sistema sociale e la geografia del territorio. Niente che si scosti particolarmente dal fantasy classico o dai Forgotten Realms. La magia è vista con sospetto e la società è rigidamente gerarchica con casate nobiliari e ordini cavallereschi in rilievo. Mi sarebbe piaciuta maggiore sostanza in certi contenuti e un po’ più di tocco esotico, queste Terre Sconosciute lo sono più di nome che di fatto, ma d’altra parte la somiglianza col resto del mondo facilita l’integrazione dell’avventura con i personaggi e con un’eventuale campagna. Personalmente avrei dato meno spazio alle parti più didascaliche (come funziona il baratto, ad esempio) e maggiori informazioni specifiche su quelle terre, per aiutare il Dungeon Master a creare un mondo più unico e particolare.
Geograficamente si tratta di 480.000 kmq di territorio di tipo continentale, che si estendono dai Picchi Ghiacciati a nord fino alle Colline Sabbia di Perla a sud. Una mappa semplice, con elementi normali nella migliore accezione del termine: non servono effetti speciali nelle mappe, solo dei luoghi dai nomi evocativi e un bravo Dungeon Master a colorarli.
Avrei tuttavia gradito uno sforzo maggiore nel dare qualche tocco personalizzato che rendesse le Terre Sconosciute un luogo unico e da ricordare.

L’avventura

Non posso parlare di ciò che si muove dietro le quinte dell’avventura, per non rovinarla ai futuri giocatori. Posso dire che è piena di elementi classici. Classico è un eufemismo di banale? Ni. Nel senso che i nomi, gli elementi, gli scopi, le organizzazioni, non sono nulla di nuovo sotto il sole del fantasy, ma è un problema? No, a mio avviso, quando sono mescolati bene e rendono una trama avvincente. Dopotutto quando si crea un’avventura per tutti, servono proprio elementi classici che possano piacere a ogni palato. Dopodichè sono sempre solo spunti, i Dungeon Master più esperti e originali partiranno dalle basi indicate per raggiungere nuove e inaspettate vette narrative.
Nello specifico quest’avventura ha una trama lineare e un po’ scontata, ma questo va contestualizzato. Ai giocatori alle prime armi potrà certamente piacere e potranno viverla appieno senza difficoltà, mentre per giocatori più esperti servirà il tocco di un Dungeon Master che mischi un po’ le carte in tavola e crei qualche colpo di scena o mistero in più, altrimenti si rischierà di finire velocemente nel già visto e già sentito. Le basi per creare una campagna interessante ci sono ma, come sempre, dipende da cosa cerca il giocatore. In definitiva si può dire che quest’avventura rispetti le premesse: un ottimo punto di partenza per chi vuole entrare nel mondo dei giochi di ruolo.

Ulteriori considerazioni

La Seconda Alba Nera è stato senza dubbio realizzata con attenzione, con molta passione e denota grande amore per il gioco di ruolo. Come campagna introduttiva ha tutti gli elementi per piacere a giocatori con nessuna o scarsa esperienza e per come è stato realizzato sembra proprio essere pensato per questo target. Un paio di pagine contengono infatti dei “consigli per il dungeon master”, non solo per quanto riguarda l’avventura nello specifico, ma proprio in generale per il gioco di ruolo, dall’interpretazione al metagaming. Anche tra le pagine dell’avventura vera e propria sono stati inseriti suggerimenti e considerazioni per la gestione della partita. Sono certamente utili per i neofiti ma sono concetti che la maggior parte dei giocatori ha già letto e riletto e sanno di “pagine rubate ad approfondimenti più specifici e tematici”.
E’ molto bella la lista di canzoni inserita in appendice, corposa e per nulla scontata. I brani proposti sono davvero tanti e con precise indicazioni su quando essere riprodotti.

Per dovere di completezza ci sono un paio di descrizioni forti a un certo punto della storia. Niente di particolare, volevo segnalarlo affinchè possano essere valutate prima di mettere l’avventura nelle mani di un Dungeon Master minorenne, che magari ha più pelo sullo stomaco di me, ma mai dare per scontato l’effetto delle parole e di certe tematiche. In ogni caso questo è correttamente segnalato con un apposito avviso sulla pagina del prodotto.

Conclusioni

Questo prodotto è stato fatto indubbiamente con cura e passione. Ci sono stati grande attenzione e ottimo gusto per le illustrazioni e l’impaginazione e ci sono tutte le basi per poter far giocare una bella avventura. Alcuni elementi della storia avrebbero meritato più profondità e di uscire dall’anonimato dei canoni classici.
Se si è alla ricerca di una buona avventura introduttiva con una storia lineare e un’ambientazione fantasy medievale familiare, questo prodotto è perfetto e ha anche grande qualità grafica. Da dungeon master di una certa età l’ho trovato troppo orientato verso un pubblico neofita, con alcuni passaggi che, per la loro semplicità, potrebbero non riuscire a stupire i giocatori più navigati.
Se devo riassumere il tutto in un’espressione direi “bello ma basic”.

Ora non resta che attendere la seconda parte della campagna, sperando che il livello qualitativo si mantenga e che il target a cui è rivolta diventi più esperto. In questo modo diverrebbe un’ottima campagna per accompagnare i neofiti verso la maturità ruolistica.

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