Ringraziamo Matteo “Arco Deleggen” Sanfilippo per averci inviato una copia di L’Ultimo Bianco al fine di poter scrivere questa recensione. Si tratta di un gioco di ruolo masterless pubblicato da Panzer8 Games sotto la collana Essentials, che raccoglie “gdr in 1D4 pagine per persone con molta immaginazione”. L’Ultimo Bianco è disponibile in PDF su DrivethruRPG al prezzo di $2,42 sia in lingua italiana che in lingua inglese.
Il manuale del gioco è di 7 pagine, di cui una è la copertina, una di pubblicità di altri giochi, una di presentazione, due di regole e due di schede. Ma un gioco non va giudicato dal numero di pagine, non certamente L’Ultimo Bianco. Trattandosi però di un prodotto così esiguo, non avrà un paragrafo apposta per l’arte e il layout. Si tratta semplicemente di due caselle di testo e due schede ben impaginate poste su una base grafica che con linee di colore tra il bianco e il grigio, passando per l’azzurro, ricorda uno scenario artico.
Perché L’Ultimo Bianco?
Mi sto rendendo sempre di più conto che una delle domande principali che si dovrebbe fare a ogni autore, o che ci si dovrebbe porre come lettori di un manuale, è “perchè”? Ci sono ormai quasi più giochi che esperti di calcio in Italia (reali sì, presunti direi ancora no). Quindi è importante capire per quale motivo un autore ha deciso che andava creato un nuovo gioco. Perchè tale motivazione diventa la chiave per capirlo e per giocarlo al meglio.
Per L’Ultimo Bianco ci vengono in aiuto le parole dell’autore e trovo importante citarle testualmente:
Un giorno, mi imbatto in un’immagine che mi tocca tantissimo. Un maestoso orso bianco che fruga tra i rifiuti, magro, ferito, affamato. La neve che dovrebbe circondarlo non c’è. Al suo posto, dura roccia e chiazze d’erba bruciata. Si accorge di chi lo sta riprendendo e guarda verso l’obiettivo, con uno sguardo che trasmette tanta tristezza da riempirmi gli occhi di lacrime, che cadono per il Re dei Ghiacci. Un re che di regale non ha più nulla, la carcassa di ciò che era, una corona spezzata, persa in un ambiente che sta cambiando, che non offre riparo né cibo. Un regno che è sempre più dell’uomo e sempre meno di chi lo abitava quando l’aurora boreale era lontana dallo sguardo della civiltà.
Matteo Sanfilippo
Ecco, questa è l’anima del gioco. Questa è ciò che bisogna avere in testa per approcciarlo.
Che Cos’è L’Ultimo Bianco ?
A mio avviso L’Ultimo Bianco è un tributo all’orso polare nato dall’energia dell’emozione che l’autore ha provato nella scena sopra descritta. Senza emozione, giocandoci non si arriva lontano. Potete immaginare da soli che con due pagine di “regole” stiamo parlando di un gioco altamente narrativo. Fondamentalmente narrativo. Quasi completamente narrativo.
Andando nello specifico stiamo parlando di un gioco masterless per 2-4 giocatori, ognuno dei quali deve avere a disposizione un mazzo di carte francesi. Narra il viaggio che ogni giocatore compie, per lo più per conto proprio, alla ricerca dell’ultimo orso polare rimasto al mondo. Il gioco fornisce 9 archetipi tra cui scegliere. Ogni archetipo porta con sé delle domande profonde, introspettive, che dovranno ottenere una risposta nel corso delle varie scene. Queste domande fanno sì che il viaggio sia tanto tra i ghiacci quanto dentro il personaggio. Ognuno di essi deve avere un motivo per cercare L’Ultimo Bianco, ognuno deve attribuirgli un valore centrale, ma il viaggio verso l’orso è anche un viaggio conoscitivo tra le motivazioni, le paure, i compromessi e tanti altri aspetti dell’animo umano che i personaggi inventati dai giocatori dovranno indagare.
Come Funziona L’Ultimo Bianco ?
Le regole sono così poche e semplici che se le spiegassi in questo paragrafo in pratica spoilererei l’intero gioco. Posso dire che, una volta scelto un archetipo e creato un personaggio, si estrae una carta a testa che, attraverso una tabella, va a decidere a grandi linee cosa dovrà essere narrato in essa, per giungere alla risposta di una delle domande dell’archetipo. Il valore numerico della carta scandisce l’avvicinarsi dell’epilogo attraverso lo scalare del punteggio di Punti Ricerca. Ovviamente le carte figura del mazzo hanno degli effetti speciali che arricchiscono la narrazione e generano anche interazioni tra giocatori.
Ci sono regole per i conflitti che possono verificarsi tra personaggi, per quando finisce la loro storia e per come e quando sarà possibile trovare l’ultimo orso polare. Per tutto il resto si tratta unicamente di una narrazione gestita dal giocatore del personaggio protagonista della scena.
Considerazioni Finali
Come si evince da questa recensione, L’Ultimo Bianco è un gioco dal profumo di poesia e di tristezza. Ma non è necessariamente così. Nelle storie create ci possono essere azione, avventura, tradimento, amore, redenzione. E’ tutto nelle mani dei giocatori i quali sono interamente responsabili di quanto viene narrato, poichè il punto di partenza è quasi un foglio completamente bianco con pochi punti da rispettare.
L’ambientazione e il contesto sono affascinanti e sono le componenti principali, a mio avviso, del particolare “sapore” che ha questo gioco.
Non amo nè sono bravo a separare i giochi di ruolo da quelli di narrazione. Questo è comunque un gioco di altissima narrazione quindi è opportuno averne chiaro il funzionamento prima di giocarlo. Non c’è un master, non c’è una storia predeterminata o comunque degli elementi narrati a cui si deve “solo” rispondere. Qui il giocatore deve fare tutto e aprirsi mentre lo fa. D’altro canto il mio consiglio per chi non ha mai provato questo genere di giochi è di uscire dalla comfort zone e provare, buttarsi, fare esperienza e uscirne arricchiti, indipendentemente dal risultato.
Inoltre il prezzo è veramente minimo per un gioco in grado di garantire anche solo una serata, un pomeriggio o alcune ore di divertimento (e forse di profonda emozione).
L’ho acquistato subito, e non solo per amore della narrazione e il coinvolgimento profondo in situazioni commoventi come la triste storia dell’orso, ma anche perché molto educativo per ragazzi e famiglie, come già l’ottimo SHIDEE dell’ottimo Fabrizio Botto, insegnante e desideroso di tirare fuori ad un tavolo il CUORE e la PERSONALITÀ dei giocatori, grazie alla magia stessa del raccontare e del raccontarsi. Oggi più che mai, questa maieutica e la creazione di storie dal nulla con il “tutto” offerto dalla fantasia, sono la salvezza dall’isola e to e dalla solitudine, per regalarsi la felicità col crescere nelle emozioni, per dar loro un nome e riconoscerle, e per migliorare quindi nettamente le relazioni con gli altri.
Bellissime parole!